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Amo pensare al mio vigneto quasi fosse un giardino naturale
che cresce solo grazie all’energia dal sole,
al nutrimento dal terreno e alla cura dall’uomo.
Un giardino dove, come ai tempi antichi,
si raccolgono le bacche per poi spremerle e ricavarne mosto
che si trasforma in vino naturalmente

NOGHENÈ, dal dialetto veneziano “non ce n’è”, è un vino il cui nome racconta un progetto:
un piccolo vigneto familiare di soli due ettari che produca al massimo seimila bottiglie all’anno di un vino rosso di qualità,
intenso, particolare ed innovativo perché ottenuto solo da vitigni resistenti.
Un vigneto naturalmente biologico coltivato nel rispetto della salute dell’uomo e dell’ambiente,
dove non c’è utilizzo di prodotti chimici fungicidi né diserbanti, non c’è utilizzo di concimi, non c’è irrigazione né alcuna altra tecnica di forzatura,
così che la natura sia libera di concentrare la perfetta essenza del territorio nei pochi grappoli raccolti, regalando solo una bottiglia per pianta.
In cantina non vengono usati additivi, solamente una quantità minima di solfiti per la conservazione.

SCELTE CHE FANNO LA DIFFERENZA.

Il risultato è NOGHENÈ, un vino di qualità innovativa, fedele all’interazione terreno e clima che,
con carisma, esprime la storia dell’annata trascorsa.

IL PROGETTO

un sogno di rosso vestito

Il mio progetto nasce nel 2013, quando per la viticoltura italiana ha luogo un cambiamento rivoluzionario per volontà dell’allora Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali: l’iscrizione di alcune varietà resistenti nel Registro Nazionale delle varietà di vite. Di fatto, questa decisione ha permesso di piantare vigneti e produrre vino sul suolo italiano con le varietà resistenti.

Come altri viticoltori pionieri, io ho visto in questo Decreto l’imperdibile possibilità di produrre finalmente un vino nuovo, rispettoso della salute dell’uomo e dell’ambiente, naturalmente biologico… un sogno che da anni avevo nel cassetto, da quando 30 anni fa per la tesi di laurea contribuii ad uno studio sperimentale sulla fisiologia delle varietà di Vitis resistenti.

Chi è pioniere in qualcosa deve imparare da solo e così, con profonda passione, nel 2015 ho piantato un mio vigneto sperimentale con solamente 50 piante per ogni nuova varietà resistente, su diversi portinnesti, per capire come si adattassero ai miei terreni ed al mio clima.

I primi grappoli li ho raccolti nel 2016 e li ho utilizzati per produrre micro quantità di vino nella piccola cantina di casa, lavoro che ho ripetuto poi per tutti gli anni successivi. Sulla base delle esperienze di micro-vinificazione, ho selezionato le varietà che qualitativamente mi sembravano adatte a produrre un ottimo vino rosso nel mio territorio ed ho quindi cominciato ad impiantarle su una superficie maggiore.

Ed ecco che dopo alcuni anni di lavoro e ricerca applicata, nel 2022 nasce NOGHENÈ  una piccola e preziosa produzione di 2.600 bottiglie, armonioso connubio di cinque varietà resistenti: Cabernet Cortis, Cabernet Eidos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus, Prior.

 

Nel mio vigneto ho scelto di ridurre drasticamente tutti gli interventi: non hanno luogo lavorazioni superflue del terreno, così da calpestare il meno possibile con i mezzi meccanici il suolo evitandone il compattamento. Il terreno e le falde acquifere non vengono inquinate con nessun tipo di sostanza chimica nemmeno rame e zolfo. Tali scelte permettono di avere un terreno la cui composizione resta naturale, non modificata da alcuna aggiunta esogena. Ciò favorisce la fertilità naturale e la crescita di popolazioni uniche di essenze erbacee, fauna e microorganismi e permette di rispettare ed esprimere totalmente il territorio in cui si produce l’uva.

Eseguo solo due trattamenti, obbligatori per legge, con piretro naturale estratto da fiori di crisantemo per controllare la popolazione di un insetto, lo Scaphoideus titanus, che trasmette una pericolosissima malattia della vite (Flavescenza Dorata) a cui sono sensibili anche queste varietà. Fortunatamente, però, il piretro naturale è fotolabile e termolabile, quindi già nei giorni seguenti la sua applicazione non lascia alcun residuo né sull’uva né nell’ambiente.

La potatura a Guyot semplice e Cordone Speronato, che eseguo personalmente, viene fatta calibrando per ogni ceppo solo il numero di gemme che può nutrire, aiutando ogni pianta a vivere e svilupparsi negli anni secondo le sue peculiari forme e potenzialità.

Queste scelte portano le piante a produrre con parsimonia, regalando solamente una bottiglia per pianta.

Nel mio vigneto ho scelto di ridurre drasticamente tutti gli interventi: non hanno luogo lavorazioni superflue del terreno, così da calpestare il meno possibile con i mezzi meccanici il suolo evitandone il compattamento. Il terreno e le falde acquifere non vengono inquinate con nessun tipo di sostanza chimica nemmeno rame e zolfo. Tali scelte permettono di avere un terreno la cui composizione resta naturale, non modificata da alcuna aggiunta esogena.

Ciò favorisce la fertilità naturale e la crescita di popolazioni uniche di essenze erbacee, fauna e microorganismi e permette di rispettare ed esprimere totalmente il territorio in cui si produce l’uva.

Eseguo solo due trattamenti, obbligatori per legge, con piretro naturale estratto da fiori di crisantemo per controllare la popolazione di un insetto, lo Scaphoideus titanus, che trasmette una pericolosissima malattia della vite (Flavescenza Dorata) a cui sono sensibili anche queste varietà. Fortunatamente, però, il piretro naturale è fotolabile e termolabile, quindi già nei giorni seguenti la sua applicazione non lascia alcun residuo né sull’uva né nell’ambiente.

La potatura a Guyot semplice e Cordone Speronato, che eseguo personalmente, viene fatta calibrando per ogni ceppo solo il numero di gemme che può nutrire, aiutando ogni pianta a vivere e svilupparsi negli anni secondo le sue peculiari forme e potenzialità.

Queste scelte portano le piante a produrre con parsimonia, regalando solamente una bottiglia per pianta.

IL MIO NOGHENÈ

dalla pianta alla bottiglia

Il processo di vinificazione come la coltivazione del vigneto è pensato per eliminare l’utilizzo di sostanze esogene: per tale ragione, le uve provenienti da un singolo vigneto – circa 1 kg per pianta – vengono raccolte a mano in cassetta a metà settembre, al fine di selezionare solo i grappoli perfettamente maturi, cercando di rispettare al massimo l’integrità degli acini anche con la pigiatura delicata. La macerazione su bucce dura almeno 18 giorni per estrarre da esse tutte le sostanze naturali utili per la conservazione del vino. Le numerose follature eseguite in questo periodo sono manuali per rispettare l’integrità delle bucce e dei vinaccioli, così da ridurre la formazione di sedimenti nelle fasi successive.

Dopo la svinatura e la pressatura soffice una parte del vino viene fatta affinare in barriques di rovere usate, mentre un’altra parte riposa sulle fecce fini in contenitori di acciaio, materiale che facilita la conservazione consentendo l’aggiunta di una minima quantità di solfiti. Non c’è bisogno di alcuna chiarifica né di altri trattamenti fisici o aggiunte di alcun tipo: il vino, dopo il freddo inverno, si sedimenta in modo autonomo, preparandosi per l’imbottigliamento che avviene l’anno successivo dopo filtrazione sterile.

I parametri analitici del vino:

NOGHENÈ 2022 affinato in acciaio n° 1250 bottiglie prodotte: Alcol 14,3 % vol; Acidità totale 5,5 g/L; pH 3,5; Solforosa totale 30 mg/L

NOGHENÈ 2022 affinato in barrique n° 1340 bottiglie prodotte: Alcol 14,4 % vol; Acidità totale 6 g/L; pH 3,5; Solforosa totale 52 mg/L

LE VARIETÁ RESISTENTI

oltre il biologico

 

«Le varietà resistenti mi hanno sempre affascinato,
non si può non “amarle”, oltre ad avere carattere,
sanno anche difendersi…»

Oggi le varietà resistenti alle malattie fungine (PIWI), se coltivate con sapiente e rigorosa tecnica agronomica, rappresentano l’unico mezzo a nostra disposizione per perseguire una produzione di uve capaci di dare origine a un vino di qualità a zero impatto ambientale.

Per varietà resistenti (in francese “cépages résistants”, in tedesco “PIWI“ acronimo di “PilzWiderstandsfähige”) si intendono le piante ottenute da impollinazione naturale e successiva selezione tra diverse specie del genere Vitis.

Ma non dobbiamo pensare che queste specie siano “nuove”, esse vantano una storia ultracentenaria in quanto frutto di ricerche internazionali cominciate più di centocinquant’anni orsono, allorquando nella metà dell’Ottocento giunsero in Europa dal Nord America sconosciute e temibili malattie fungine come Peronospora, Oidio e Botrite; esse causarono epidemie che devastarono i vigneti delle varietà di Vitis vinifera europee riducendo in maniera drastica la produzione di uva in tutto il continente.

La catastrofe fu evitata attraverso l’utilizzo di prodotti chimici spruzzati sulle piante da maggio a luglio di ogni anno, una tecnica usata ancora oggi in tutti i vigneti del mondo fonte di un importante impatto ambientale e di possibile presenza di residui nel vino.

Contemporaneamente alla strategia di utilizzare la “chimica”, venne intrapresa anche la strada di produrre uva e vino coltivando specie di Vitis provenienti dal Nord America che, essendosi evolute assieme alle malattie fungine in questione, risultavano naturalmente resistenti ai loro attacchi. Ma queste specie erano “selvatiche” e non producevano vini di qualità comparabile con la Vitis vinifera europea. Alcuni ricercatori di viticoltura, mediante incroci ottenuti naturalmente, cominciarono a selezionare nuove specie che contenevano i caratteri di qualità delle “gentili” viti europee assieme ai caratteri di resistenza delle “selvatiche” viti americane.

Un lavoro di ricerca che perdura mediante gli stessi metodi dei secoli passati e che oggi, finalmente, fornisce a noi viticoltori ottime varietà che ci permettono di realizzare progetti di autentica sostenibilità producendo ottimi vini.

IDENTITÁ E TERRITORIO

una storia dalle radici antiche

«Bere un ottimo calice è un piacere, un motivo di compiacimento e di soddisfazione che non può permettersi di pesare sulle generazioni future»

Il territorio è quello della Venezia Orientale, dove si sovrappongono le denominazioni DOC Prosecco, DOC Venezia, DOC Lison-Pramaggiore e DOCG Lison. Più precisamente il vigneto si trova tra l’agro di Portogruaro e quello di Concordia Sagittaria, città fondata dai Romani attorno al 42 a.C. In queste lande la coltivazione intensiva della vite risale alla centuriazione operata dai Romani che, assieme ai Paleoveneti, dissodarono e bonificarono i terreni per dedicarli alla coltivazione del frumento e della vite. Le testimonianze più antiche sono più archeologiche che letterarie come appare chiaramente dai numerosi reperti attenenti alla vitienologia conservati presso il Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro.

La produzione di vino in questi luoghi è stata mantenuta e sviluppata attraverso i secoli senza interruzione fino ai giorni nostri, a sottolineare la vocazione naturale dei terreni e del clima per tale coltura.

Il terreno è argilloso-limoso, alcalino, calcareo, ricco di sostanze minerali, mediamente profondo, inerbito, coltivato nel rispetto del metodo biologico certificato.

Il Mare Adriatico dista meno di 20 Km e le brezze marine, durante l’estate, arrivano fino al mio vigneto a mitigare le temperature massime diurne ed a mantenere i grappoli asciutti e sani. Di contro, la vicinanza del mare fa si che la rugiada a volte bagni le vigne di notte. Questo eccesso di umidità notturna dell’aria potrebbe danneggiare gli acini durante la maturazione. Per tale ragione le viti sono allevate ad una buona altezza dal terreno, sufficientemente distanti le une dalle altre, così la buona circolazione dell’aria nella zona dei grappoli favorisce, al mattino, l’asciugatura veloce dalla rugiada notturna.

Questi accorgimenti, assieme alle scelte agronomiche di evitare concimazioni e irrigazione ed all’attenta selezione delle varietà più adatte, mi permettono di ottenere uve sane e perfettamente mature.

Mi chiamo Dionisio,

nato il 29 settembre mentre nei tini
fermentavano le uve della vendemmia 1971…

Dionisio Noghene

Dopo il liceo classico, mi sono laureato in Scienze Agrarie con specializzazione in Viticoltura ed Enologia; da quel momento per vent’anni ho lavorato in viticoltura, viaggiando per il mondo nei panni di agronomo consulente e di responsabile tecnico e commerciale per importanti aziende vivaistiche viticole italiane, fino a ricoprire incarichi dirigenziali.

Nel 2017 ho lasciato le mie altre attività lavorative per diventare viticoltore a tempo pieno. Questo mi ha permesso di dedicare totalmente il mio tempo alla coltivazione dei miei vigneti e trasformare le esperienze raccolte in tutto il mondo nella realizzazione del mio sogno nel cassetto.

Un sogno nato quando ero piccolo e cresciuto con me, diventando realizzabile nel 2013 quando, per legge, è stata ammessa in Italia la coltivazione delle varietà resistenti. Non volevo infatti produrre una bottiglia di vino qualsiasi, ma creare una bottiglia speciale.

firma Dionisio

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Azienda Agricola Vizzon Dionisio - Portogruaro (VE)

P.iva 04437430277

info@noghene.com

+39 340 454 2900